giovedì 3 ottobre 2013

Il mio mare non è questo

Ho festeggiato il mio primo compleanno a #SuPallosu in una capanna di falasco e mattoni costruita da mio nonno sulla spiaggia. Per tutti i #Riolesi quella spiaggia è da generazioni il #mare. Il nostro mare. Il mare della vita spensierata. Della comunità. Dello stare insieme con semplicità.
Nei mesi estivi a partire dagli anni Sessanta tutto il paese andava in villeggiatura, trasferendosi mogli, bambini, polli e galline nella allora ridente località balneare. Non c'era acqua corrente, nè televisori. Vita spartana con il mare negli occhi. Si camminava scalzi tutto il giorno e si era felici.
La capanna di mio nonno era anche tra le più belle. Aveva persino il pavimento con le piastrelle. Un vero lusso per le condizioni dell'epoca.
Ho ricordi avvolti dalla nebulosa della tenera età, dalla confusione per quanto credo di aver realmente vissuto e quanto mi è stato raccontato. Guardo le fotografie e vedo gioia. Si era poveri ma felici. Purtroppo non ho potuto festeggiare altri compleanni in quella capanna. Il progresso ha imposto nuove regole. Basta accampamenti abusivi sulle spiagge. La civiltà impone regole urbanistiche e sanitarie. Un uso differente degli spazi comuni.
Le case vanno lottizzate. E così fu. Anche se per chi l'ha conosciuto #SuPallosu oggi famoso per la #comunitàfelina e le #aragoste era più bello allora. Perchè seppure abusivi i #riolesi se ne prendevano cura. Lo abitavano e amavano.
Era il loro mare.




Oggi il mare di chi è? Un interrogativo che mi assale da tempo e ora assume un'urgenza pregnate, insegue la cronaca.
Sin da piccola mi hanno insegnato che dopo una mareggiata quello che il mare porta sulla spiaggia può diventare di proprietà di chi lo trova, se non viene leggittimamente reclamato da il possessore originario. Di chi sono i cadaveri dell'#isoladeiconigli?  
Io ritengo che siano miei. Nostri. Non riesco a esservi indifferente. 

Il Mediterraneo è il mare nostrum dei popoli che vi si affacciano, ma abbiamo dimenticato questa etimologia che in passato ci ha unito. La storia dei vincitori ha prevalso e oggi siamo tutti vinti e assistiamo impotenti al consumarsi di una terribile strage voluta da chi crede che la dignità di un uomo non valga niente...

Anche oggi gli italiani emigrano sempre meno con la valigia di cartone e sempre più con il trolley di #carpisa e il biglietto lowcost ma hanno la fortuna (c'è sempre chi sta peggio!!!) di vivere in uno stato dove ti forniscono un passaporto e con questo puoi partire. A questi popoli non viene concesso neanche di avere un documento. Non esistono. Non devono esistere. Devono comprarsi anche la speranza. Non possono sperare.

"Santi, poeti e navigatori così furono gli italiani ma a guardare le migliaia di persone morte sulle nostre coste oggi siamo peccatori e della peggior specie, cinici e gretti, ignoranti e assassini...che brutto popolo.  

Non è una tragedia, non è un'emergenza è disinteresse più totale...e lo pagheremo tutti perchè forse domani su un barcone ci saremo anche noi
Io rivoglio il mio mare. Quello degli affetti e della comunità. Delle risate e della fatica. Delle speranze e delle illusioni infrante. Il mare che ha sempre contemplato la morte tra le possibilità perchè la forza della natura fa stare l'uomo al suo posto. Ma ha sempre reso dignità all'essere umano.